FR. DE’ MED.
Caramente
Ti ringrazio, mio sir. Se nella corte
1535
Ti domandan di me, puoi dir davvero
Che m’hai lasciato in compagnia di tristi.
(Monticelso esce)
 
Guarda l’uso malsano che de’ libri
Fanno taluni! Il chiericato, spinto
Da sanguinose fazioni, snuda
1540
Spade, suscita guerre ed ogni cosa
Buona sovverte. Or ben, la mia vendetta
Vuol più serio esemplare – Della mia
Sorella debbo richiamare il viso
Guardando il suo ritratto? No: le forme
1545
Di lei voglio evocar, solo pensando
Attesamente a lei, ad occhi chiusi,
e dolorando. Eccola innanzi a me...
(comparisce lo spettro d’Isabella)
 
Ecco, or la tengo. Assai gagliardamente
O fantasia, lavori! E come mai
1550
Inesistenze tu modelli? Innanzi
Viva mi sta! Se la veloce idea
Del mio spirito avesse un’adeguata
Perizia d’arte, la potrei dipingere
Come uno scaltro giocolier: la mente
1555
Vuole indagar di quanto ora mi avviene
Nelle forze che son sopraterrene
La ragione; però l’origin sua
È ben volgare: nella mia tristezza,
in questa malattia che mi consuma
1560
la sua causa si trova. Orsù, da morte,
dimmi, come sorgesti? – Oh! L’indolente
ch’ora mi mostro, rivolgendo in mente
queste domande all’indolenza mia!
Sognò l’uomo finora stando sveglio
1565
Un sogno pari a questo? Sia rimosso
Questo obietto da me; dal mio cervello
Sia discacciato! Che cosa ho da fare
Io con letti di morte, con sepolcri,
con funerale e lacrime? Pensare
1570
alla vendetta debbo.
(lo spettro svanisce)
 
Ecco è svanita,
come la fiaba d’una vecchia moglie.
Gli statisti confessan che sovente
Veggon visioni più strane che i pazzi.
Andiamo, su! Mettianci alle importanti
1575
Nostre faccende – Questa mia tragedia
Non dev’esser però senza una qualche
Allegrezza. Se no, non passerà.
Ecco, in amor son io: sono in amore
Con cotesta Vittoria Corombona.
1580
E la mia corte voglio farle in versi,
ancorchè zoppicanti. Raramente
mi ci sono provato.
(scrive)
 
Ecco il destino
De’ principi! Son io finor vissuto
Sempre e sempre fra tanti adulatori,
1585
si ch’ora che son sol, da me mi adulo.
Ma questo servirà.
(entra un servo)
 
Delle pentite
Reca alla casa questo figlio, e bada
Di consegnarlo proprio nelle mani
Di Corombona, ovver della Priora,
1590
quando vi sia qualcuno de’ seguaci
di Bracciano. Va’ via.
(il servo esce)
 
L’anima ha vuota
Chi vuol compiere tutto con la forza.
Quando la testa drizzasi ad un fine
Ogni membro del corpo ha da seguirla.
1595
L’anima esecutrice d’ogni cosa
Sarà l’audace conte Ludovico;
ma ci vorrà dell’oro per servirsi
di un ordigno siffatto. Già, nessuno
adescò mai col pugno vuoto un falco.
1600
Ed or, Bracciano, a noi. Eccomi pronto
A star di fronte a te. Come il selvaggio
Irlandese dicea, soltanto allora
Che al calcio giocherò con la tua testa,
crederò che sei morto veramente.
1605
Flectere si nequeo superos, Acheronta
Movebo.